INFO13 – Premio Billetta: chi era costui?

Ciao Gio’, fa caldo a Port Louis? Il Gianni adesso è nella sua Aruba e dice che in ‘sto periodo il clima non gli piace mica tanto; invece il Roby è stato veramente fortunato, la villa a Nassau l’ha pagata una miseria e adesso chi lo vede più?

Tratteggiato il quadretto, poco bucolico e piuttosto benestante, ci possiamo figurare tre personaggi che, beatamente spaparanzati in luoghi ameni della terra, tra daiquiri e piacenti compagnie, decidono  se e quanto vessare i comuni mortali consumatori di Alluminio.

Se siano realmente tre non è dato sapere (personalmente dubito siano molti di più); di fatto c’è qualcuno che, sulla scorta di non si sa ben cosa, decide che il compratore grossista deve pagare un extra costo rispetto alla quotazione in USD all’LME per trasformare il possesso di titoli in materiale.

Il premio billetta appunto.

Per chiarire: decenni fa è stato introdotto un parametro di prezzo che, da definizione, è quanto l’estrusore deve sborsare per accedere alla consegna fisica delle billette, per far sì che il primarista gli consegni il semilavorato entro la data stabilita.
In altre parole, il prezzo delle nostre barre è composto dalla quotazione in borsa, in Europa dal cambio EUR/USD, dal premio, dai costi di trasformazione, dal calo di estrusione, e da costi accessori quali trattamento superficiale, imballo e trasporto.

L’incidenza del premio? Per anni tra i 400 e i 500 USD/ton, 50 centesimi al Kg, da quando il nostro metallo ha iniziato ad arrampicarsi sulla vetta della borsa, 2000 / 2200 USD/ton.
Una follia.
Una follia perché é vero solo parzialmente che va a coprire gli extra costi generati dal caro energia e dintorni sostenuti dai processi di estrazione del minerale, dalle prime trasformazioni e dall’annessa logistica.
Una follia perché, da definizione, è quanto si paga per tradurre in materia ciò che i proprietari di titoli in teoria già possiedono.
Una follia perché non c’è relazione diretta tra le oscillazioni di tutto quanto sopra e il suo andamento.

Soprattutto, una follia -speculativa- perché, mentre originariamente si narra fosse giostrato con finalità diametralmente opposta, cioè per calmierare l’eccesso di variabilità dei titoli cartacei / virtuali, da un anno e mezzo segue la curva dell’LME amplificandone gli effetti deleteri.
Altrimenti detto: sino a pochi anni fa se la borsa saliva troppo il premio scendeva un poco, così da contenere parzialmente l’impatto economico sull’industria; il viceversa per garantire marginalità a broker e simili; adesso i trend sono paralleli e ben conosciamo i risultati.

E’ legge di mercato, c’è carenza di materiale, l’offerta non copre la domanda, il prezzo sale.

Certo, in borsa funziona così, ma il premio che c’entra, posto che alle origini il suo scopo era esattamente contrario?
E siamo proprio certi che l’Alluminio un paio d’anni fa abbia iniziato a scarseggiare? Stiamo esaurendo le scorte di uno dei minerali più presenti nella crosta terrestre? Le miniere chiudono perché l’energia necessaria all’estrazione e alle prime trasformazioni costa troppo? La domanda si é contratta e la marginalità deve essere garantita a tutti gli operatori del settore? Mah….

Se così fosse, non si spiega perché -a tutt’oggi- il prezzo del premio si aggira tra i 1600 e i 1800 USD/ton in Europa mentre in Turchia lo si paga tra i 900 e i 1100.
A meno di non dare per assunto che metà delle miniere di bauxite si trovino in Anatolia e che la medesima possa godere di fonti di approvvigionamento energetico a costo irrisorio rispetto a noi.

70-80 centesimi al Kg in meno da Istanbul a Brescia per un prodotto fittizio? Per un parametro imperscrutabile? Per un accessorio del prezzo insondabile ai più? Mah….

L’LME sta puntando i 2000 Dollari a tonnellata, o 2000 EUR (siamo alla parità), riportiamo il premio billetta a valori che rispecchino il criterio della logica et voilà, siori e siore, ecco a voi un Kg di Alluminio ben al di sotto dei 4 EUR!

Alla prossima,
Dellem

INFO13 – Ho visto un Gap!

Un Gap -alla lettera spacco– è un balzello che si osserva nei grafici di borsa quando avviene un’interruzione nella continuità della curva del prezzo di un titolo; in altre parole un vuoto all’interno del quale non vi sono state contrattazioni.
Per inciso, si possono individuare nei grafici a candela, come quelli riportati ad esempio, non in quelli lineari, che uniscono i soli prezzi di chiusura ma che non permettono di rilevare le discontinuità.
Non ultimo, per loro natura si manifestano solamente alla fine del periodo di osservazione, quale che sia il time frame di riferimento, dal minuto alla mesata.
L’analisi tecnica si sbizzarrisce con definizioni tra l’altisonante e il criptico, rigorosamente di matrice anglofona (Breakaway Gap, Measuring Gap, Exhaustion Gap), attribuendo al fenomeno valori e significati di tutto rispetto, quasi a rasentare la certezza previsionale.
I due grafici che compaiono appaiati in questa paginetta ne riportano due tanto modesti da rientrare nella tipologia “Common”, slegati da geometrie e figure particolari, irrimediabilmente fini a se stessi.
O quasi….
Restringiamo il campo e soffermiamoci su queste geometrie.
Dicasi Upside Gap quello in cui il minimo del giorno è superiore al massimo raggiunto durante la seduta precedente; nel caso contrario, quando cioè il massimo del giorno è inferiore al minimo di ieri, ci troviamo d’innanzi -par ovvio- a un Downside Gap.
E il legame con l’Alluminio dove si nasconde?
Capo primo i grafici sono quelli dell’adorato metallo, neanche a dirsi; capo secondo sono entrambi relativi alla stessa giornata di contrattazione, un giorno di fine settembre, cambia solamente il time frame, orario il primo, mensile il secondo.
Capo terzo, lastbatnotlist, oltre a chiarire visivamente quanto appena sopra espresso, mostrano una situazione che potrebbe generare preoccupazione in noi minibuyer.
Già, perchè l’Upside Gap nel grafico sulla sinistra si è chiuso in poche sedute, confermando la teoria secondo la quale “prima o poi il prezzo torna a livello del Gap” e, almeno sulla carta, si potrebbe assistere al formarsi di un mini trend crescente, con le conseguenze che ben si possono immaginare.
In aggiunta, la linea rossa del grafico a destra evidenzia un altro buco, della stessa natura del precedente, formatosi verso aprile di quest’anno a quota 3044 dollari e ancora impunemente aperto.
In entrambi i casi un pessimo segnale per il prossimo quadrimestre o semestre, tenuto anche conto del fatto che il cambio Eur / Usd in questi giorni è decisamente poco favorevole: dopo mesi di oscillazioni minime, a settembre ha rotto al ribasso assestandosi di qualche punto al di sotto della parità.
Cattivi presagi, insomma.
E invece no!
Fermo restando che i cali di borsa sono in gran parte compensati dai rincari dell’energia che fanno lievitare smodatamente sia la trasformazione, che l’ossidazione anodica, che i costi accessori, quanto sopra si ferma alla mera teoria, come quasi sempre in analisi tecnica.
In primis, storicamente, i Gap possono chiudersi anche dopo anni, o mai.
In secondo luogo sono stati presi in esame, volutamente, due grafici con time frame (quasi) agli estremi, girando al largo da quelli settimanali o dai più significativi giornalieri.
Perdete qualche minuto a sbirciare on-line: potrete osservare tanti di quei Gap aperti nell’ultimo anno che vi passerà la voglia di prendere in considerazione questi pseudo segnalatori di inversione di tendenza, buoni forse solo per i trader da scalping!
Non che siano totalmente inaffidabili, questo no, a volte si chiudono, ma da qui a giocarci il budget acquisti….
Alla prossima,
Dellem

INFO13 – Ohi settembre, che farò?

Settembre, il mese dei ripensamenti; in questo caso quello dei pensamenti.
​Un paio di grafici aiutano a confondere le idee, già colme di incertezza, sulle attese autunnali riguardanti il grigio metallo non ferroso.

​Il periodo osservato? L’anno, accorciato un poco -e malamente- per esigenze di pixel.
Il timeframe, o frazionamento temporale? La settimana: qui non si trada, qui si cercano segnali per capire se è il caso di rimpolpare il magazzino o, almeno, di iniziare a pianificare gli acquisti.

​A che cosa servono dei grafici che non mostrano i valori del prezzo?

La prima ragione è che noi siamo a caccia di sentiment o, in più prosaiche parole, di che cosa ci attende nei prossimi mesi; non ricerchiamo il livello di ingresso bensì il timing; in altre parole, il quando.
​​In seconda battuta: se ho esigenze produttive immediate, se la tempistica è predeterminata dalla commessa, non ho margine d’azione, mi trovo in situazione obbligata e le quotazioni dell’LME non servono perché non posso scegliere a che livello acquistare, devo comunque.

​Vai con i tecnicismi di basso rango.

​Il grafico che compare nella metà sinistra dell’immagine è una rappresentazione candlestick con media mobile ALMA a 9 periodi; in aggiunta, un box con il segnale suggerito dalla rappresentazione delle candele giapponesi.
Leggiamolo: movimento laterale dalla seconda metà di giugno, quindi situazione di sostanziale incertezza, mentre le candeline orientali prospettano un andamento che, a distanza di 5 settimane, ancora non si profila nonostante l’indicazione rialzista dichiarata certa a far data fine luglio.
Tra parentesi, in questo caso la media mobile del signor Arnaud Legoux è servita solo a complicarci la vita perché calcolare i minimi quadrati a manina è complesso e non tutte le piattaforme on-line lo fanno.

Il secondo grafico, sulla destra, è un Renko, accompagnato da una media mobile semplice a 5 periodi; i box delle candele nipponiche non si palesano ma -si chiede atto di fede- in corrispondenza delle “P” azzurre ci sono.
​Per non far torti, leggiamo anche lui: nessuna variazione significativa rispetto all’andamento dell’ultimo semestre, nessun taglio con la media mobile veloce, quindi ​trend apparentemente stabile.
​Anche in questo caso restiamo in trepida attesa della conferma del rialzo prospettato dalle candele giapponesi, l’indicazione era la medesima.

​​A corredo e in conclusione: più semplice costruire il primo grafico, meno complicato tracciare la seconda media mobile; in entrambi i casi i moccoli orientali non si sono rivelati ‘sto gran attendibili, finora.
​Stessa base di dati, indicazioni non propriamente coerenti.
Secondo atto di fede: se avessimo costruito i grafici con orizzonti e timeframe diversi, con buona probabilità avremmo ricavato altrettanti segnali discordanti.

E non s’é ancora discorso di volumi, gap, indicatori e oscillatori: carina l’analisi tecnica, neh?

Alla prossima,
Dellem

social@trimatsrl.it

INFO13 – Cronistoria e speculazione

Negli ultimi dieci anni il massimo raggiunto in borsa dal nostro amato metallo è stato nell’ordine dei 2600 dollari per tonnellata (con un minimo attorno ai 1450 nel 2020 in ragione degli eventi nefasti).
Questa primavera ha superato i 3950, circa il 50% in più del precedente massimo storico, oltre il doppio della quotazione media degli ultimi 3-5 anni.

Il premio billetta è balzato dai 400-450 dollari/ton, valore attorno al quale è stazionato per circa un decennio, a circa 2200 per poi assestarsi, negli ultimi mesi, tra i 1700 e i 1850, circa quattro volte il giusto.
Teniamo ben presente questo differenziale, oggi più o meno 1300-1350 dollari rispetto alla norma: servirà in futuro per inquadrare il fenomeno che si sta vivendo da un paio d’anni.
E il cambio Eur/USD? Attorno a 1.1 a tarda primavera del 2020, un paio di balzi in area 1.2 a primavera 2021, discesa costante sino ad oggi con un recente balzello attorno alla parità; da qualche mesetto oscillazioni di qualche punto percentuale e nulla più.
I costi di trasformazione e -per coloro ai quali interessa- di anodizzazione, sono cresciuti anch’essi: legati ai maggiori oneri energetici, così come gli imballi e il trasporto, hanno fatto registrare un incremento tra il 20 e il 30% a seconda che si discorra di metallo grezzo ovvero anodizzato.

Adesso recuperiamo la tradizionale carta del formaggio, un lapis, e buttiamo giù due numeri attualizzati.
80-90 Eur/Ton di incremento dell’LME oltre a 50-60 Eur/Ton di maggiorazione per trasformazione, ossidazione e costi accessori: diciamo 1,5 Eur di aumento del prezzo riconducibile a fattori legati a un po’ di speculazione e al costo dell’energia.

Tra parentesi: la speculazione in borsa sulla materia prima, quella vera, è quella che ha fatto sfiorare al metallo i 4000 USD/Ton, non quella che ha incrementato il prezzo di 800 USD/Ton rispetto agli ultimi tre anni addietro!

Negli ultimi dieci anni, anno più anno meno, la forbice del prezzo ha avuto scostamenti alternati di una decina di punti percentuali rispetto alla media calcolata sul medesimo lasso di tempo.
Altrimenti detto, la distanza di picco tra i minimi e i massimi storici è stata di 20 punti percentuali o giù di lì; quindi, in buona sostanza, un prezzo sostanzialmente stabile.
Se teniamo conto del contesto inflattivo che accompagna la nostra economia, sarebbe stato logico attenderci un incremento approssimativo del 25-30% dovuto a fattori naturali, mentre così non è stato.
Cioè a dire: gli 80 centesimi in più di oggi, cambi valutari a parte, non sono altro che un aggiornamento del listino, sono il groupage dei mancati aumenti dell’ultimo decennio applicati in unica soluzione.

Non è invece così né per il +300% del premio billetta, né per i 1500 USD di troppo dell’LME di pochi mesi fa: queste sono le vere speculazioni, queste sono le voci di costo ingiustificate.

In soldoni (è il caso di dirlo), a chiosa e azzardando un po’: non stupiamoci se l’Alluminio grezzo dovesse assestarsi, terminata la buriana, attorno ai 3,7-4,0 Eur/Kg perché c’è caso che sia il suo prezzo corretto.

Alla prossima,
Dellem

social@trimatsrl.it

INFO13 – Buongiorno a tutti, mi presento….

Il tentativo? Rendere un pochino fruibili le informazioni sull’andamento dell’Alluminio al London Metal Exchange che tutti noi possiamo reperire on-line pigiando pochi bottoni o con pochi touch.
Che possiamo facilmente reperire ma che non poche volte recano interpretazioni contrastanti a seconda della voce che si ascolta.
​Il tentativo, o il desiDario, così da non prenderci troppo sul serio sin da subito…. 🙂

Fondamentale precisazione: ci si rivolge in particolar modo ai soggetti viventi le PMI. ​Più “P” che “M” in realtà, perciò bando agli effetti leva di Forex e CFD, lungi dalle opportunità di speculazione sul cambio Eur/USD, alla larga dai rimbalzi -o dagli storni- dichiarati pressoché certi delle quotazioni borsistiche.
​Non che quanto appena sopra non abbia valore; semplicemente, tali aspetti hanno il più delle volte, per un (piccolo?) buyer, un impatto modesto dal punto di vista decisionale.

La quotazione del metallo in borsa non è il prezzo del metallo sui nostri scaffali, è una delle componenti e, oggi, “vale” circa il 35% del costo complessivo (per materiale ossidato). ​Si consideri che meno di tre anni fa tale incidenza poteva essere realisticamente valutata attorno al 55-60%.
​​Per meglio rendere l’idea: ieri, 100 USD/Ton di scostamento all’LME si traducevano approssimativamente in un 3% di variazione del materiale in casa; oggi in poco più dell’1%.
​In altre parole: se muoviamo anche solo un milione di Eur al giorno di Alluminio in future, variazioni infinitesime recano guadagni (o perdite) consistenti; ma, se operiamo nell’ordine delle migliaia o delle decine di migliaia di Eur, quello che ci stiamo giocando è assai vicino alle trenta monete, non certo a cifre tali da mettere in ginocchio una PMI.
​​Ovvio che se reiteriamo costantemente operazioni troppo avventate….

​Cioè a dire: se ho bisogno di approvvigionare materia prima e non vivo di operazioni short (o long), per prima cosa devo quantificare l’effetto concreto delle oscillazioni centesimali dell’LME e non devo dimenticare che, da un anno a questa parte, sto pagando l’Alluminio 2 Eur al chilo di troppo, generati da sostanziali incrementi del premio, dei costi di trasformazione e degli oneri accessori.

​​Ma 1 dollaro di crescita dell’LME impatta eccome!

​​Certo, 1 dollaro (oggi rispetto a 24 mesi fa), non l’1% settimanale sulla quotazione del metallo che si traduce in zero virgola sul costo finale delle nostre barre!
​​Fermo restando che il soldo non olet, mai, naturalmente.

​La piccola industria lavora a costo standard, a costo medio, con previsionali che difficilmente vanno oltre il semestre successivo o l’esercizio corrente.
​E allora, se ci piacciono -e ci piacciono- i grafici, chiediamoci: meglio una media mobile a 100 o 200 giorni, magari con una più veloce a 21, o meglio un timeframe a 5 minuti che guarderemo -appunto- per soli 5 minuti perché la nostra giornata è occupata da altre cure operative?
​Ci torna più utile ipotizzare l’andamento dell’Alluminio nei prossimi mesi o è meglio inseguire (con gran sacrificio di tempo e senza distrazioni) il presunto punto di minimo per staccare l’ordine della vita?

Il senso della rubrichetta in embrione? Cercar di interpretare e commentare grafici e rumors, per quanto operazione talvolta funambolica. ​In che modo? Lasciando per quanto possibile i piedi a terra, pronti ad essere smentiti ogni qual volta dipingeremo scenari che non si concretizzeranno; sempre e comunque senza verità in tasca. ​​Con quale frequenza? ​Ancora non è dato sapere, prima terminiamo il rodaggio!

​Ah, il perché di INFO13…. Subito detto: l’Alluminio compare nella tavola periodica degli elementi con numero atomico 13 e ci è piaciuto così.

​Alla prossima,
​Dellem

social@trimatsrl.it

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